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La tragedia del ponte Morandi ha scosso in profondità la città di Genova (e non solo). Nonostante le cause del crollo siano ancora da chiarire del tutto (in ogni caso si parla di un deperimento avanzato di stralli e di altre parti compositive della struttura), lo Stato Italiano ha provveduto fin da subito a dare il via allo studio per la realizzazione un nuovo viadotto.
Analizziamo più nel dettaglio il progetto avanzato dal Comune di Genova con Planeta Srl, professionisti nella progettazione giardini e giardini verticali è un piano particolareggiato che ha visto gli esperti impegnati dapprima nello studio dei vegetali più interessanti, con la selezione di tutta una serie di piante specifiche in grado di offrire un’elevata capacità assorbente in merito alla quantità di anidride carbonica da assorbire; conseguentemente alle operazioni di studio, gli specialisti hanno provveduto a progettare un particolare sistema di installazione nel quale inserire i vegetali prescelti.
Indice argomenti:
La ricostruzione del ponte di Genova: una nuova proposta
I motivi dietro alla fretta che ha contraddistinto l’iniziativa statale vanno ricercati nella necessità di dare un collegamento stradale valido alla città genovese: il crollo del ponte Morandi, infatti, oltre a mietere vittime innocenti ha comportato anche una divisione netta delle due aree del capoluogo ligure, andando separare la parte est da quella ovest della città.
Ecco per quale motivo lo Stato si è mosso con una certa tempestività dal punto di vista dell’attuazione e della messa in atto di progetti volti a ricucire quella ferita che, in ogni caso, non potrà mai essere rimarginata. In quest’ottica, è stata l’archistar Renzo Piano a proporre in prima battuta una nuova idea per la concezione del ponte che andrà a sostituire il viadotto Polcevera.
Il ponte di Piano, presentato a pochi mesi di distanza dal crollo della struttura precedente, verrà ultimato solamente intorno alla primavera del 2020, il che significa che, al mese di ottobre, sono ancora diverse le operazioni ingegneristiche e strutturali che interesseranno la struttura.
Tuttavia, se è vero che il ponte verrà realizzato in una struttura resistente e super leggera, per una lunghezza pari a circa 1.100 metri e a fronte dell’innesto di 19 piloni complessivi, è altrettanto vero che la struttura stessa, concepita proverbialmente in acciaio, sarà pur sempre interessata da un elevato livello di emissioni di CO2, alla pari di qualsiasi altra struttura moderna che, priva di un qualsiasi intervento di riqualificazione, non può che emettere anidride carbonica inquinando l’ambiente di collocazione. Ma è proprio in questo frangente che si è inserita l’innovativa proposta catanese di inverdimento del nuovo ponte genovese.
Le necessità della città: una Genova meno inquinata e più green
Prima di entrare nel dettaglio della proposta avanzata dall’Università di Catania, in collaborazione con Planeta Srl, vale la pena soffermarsi per un momento sulle attuali necessità della città.
Al di là del bisogno evidente di ricollegare l’area di Genova di ponente con quella di levante (le due zone differenti risultano sì attualmente collegate, ma tramite collegamenti interni che corrono direttamente all’interno della città), il comune manifesta altresì un profondo bisogno di rinnovamento sul piano ecologico.
Ed è per questo motivo che è stato avanzato un nuovo piano per la modifica parziale dell’attuale progetto di Renzo Piano. Al giorno d’oggi, infatti, la realizzazione di una qualsiasi struttura ingegneristica o architettonica non può trascurare la straordinaria importanza delle questioni relative all’inquinamento ambientale.
In un secolo che si prospetta quanto mai fondamentale per il destino del nostro pianeta, è anche compito dei progettisti provvedere alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente, spingendo sempre più per la concezione di opere in grado di abbattere le emissioni inquinanti e capaci di integrarsi alla perfezione con quanto di meglio ha da offrire la natura stessa.
Un ponte green e moderno, dunque, nonché estremamente resistente: è questo il già citato piano proposto dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura di UniCT (Università degli Studi di Catania) in collaborazione con l’azienda catanese Planeta Srl.
Un piano che, se approvato in via definitiva, consentirà alla città di Genova di ridurre sino a 6.000 tonnellate di CO2 all’interno del comune genovese. Approfondiamo questo particolare aspetto, analizzando più nel dettaglio quello che, di fatto, può divenire un progetto essenziale per il futuro del capoluogo ligure.
Il progetto: un ponte green “antismog” (giardino verticale sul ponte)
Il progetto a cui si è accennato in precedenza consiste nella realizzazione di nuovi piloni verdi da installare al fine di inverdire la struttura di Renzo Piano. L’idea è partita proprio dal Dipartimento universitario citato, un progetto estremamente ambizioso e concreto che ha preso il nome di “Carbon Sequestration” (sequestro del carbonio, in questo caso dell’anidride carbonica).
E il nome non potrebbe essere più adatto. L’obiettivo del nuovo ponte, infatti, sarà quello di provvedere all’abbattimento delle emissioni inquinanti per tutelare l’intera area genovese. L’installazione di una grande quantità di verde, con vegetali collocati lungo la struttura portante dei piloni, consentirà proprio di ridurre la qantità di CO2 che un qualsiasi impianto di tale tipologia potrebbe immettere nell’ambiente.
Il fine ultimo è stato quello di dare vita a una struttura dalla fortissima impronta ecologica e in grado di assurgere allo status di esempio nei confronti dell’architettura green del futuro: oltre al piano di strada lungo 1100 metri, sono i piloni sottostanti a venire interessati dall’intervento architettonico in questione, ospitando lungo gli stessi assi longitudinali le piante scelte in fase di selezione. Il risultato progettuale è stato sorprendente.
Pur non inficiando la linea estetica del ponte, i vegetali sono stati collocati sapientemente lungo i 19 piloni regalando un effetto estetico particolarmente innovativo.
Di fatto, osservando i render prodotti dall’Università è possibile denotare come il ponte stesso sia perfettamente in grado di integrarsi con il verde che contraddistingue la valle nella quale è immerso. Ma cerchiamo di scoprire qual è il meccanismo attraverso il quale l’abbattimento delle emissioni inquinanti può divenire possibile solamente grazie all’installazione di piante e vegetali lungo la linea del ponte.
Caratteristiche tecniche del ponte: il meccanismo di assorbimento delle emissioni
Se il risultato estetico del ponte si dimostra unico nel suo genere, con un’integrazione pressoché perfetta della struttura portante con la natura circostante, è il semplicissimo meccanismo di assorbimento delle emissioni a riservare una maggiore quantità di sorprese.
Nella fattispecie, il risultato dell’abbattimento della quantità di CO2 presente nell’area di Genova è reso possibile da un procedimento biologico messo a disposizione dalla natura stessa.
Di per sé, qualsiasi vegetale è in grado di assorbire anidride carbonica mediante il cosiddetto processo di fotosintesi clorofilliana. La fotosintesi non è altro che il “motore” produttivo che consente alle piante di assorbire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera al fine di produrre ossigeno.
Tutto ciò è reso possibile dalla capacità delle piante di immagazzinare quello che può essere considerato il vero e proprio “combustibile” naturale, l’energia solare. Affinché possa funzionare nella maniera corretta, infatti, la fotosintesi deve poter fare affidamento sull’incidenza dei raggi solari, i quali, impattando contro le foglie dei vegetali, sono in grado di attivare il processo in questione svolto dalle piante nell’arco dell’intera giornata.
Durante il giorno, dunque, le piante azionate dall’energia del sole provvedono all’assorbimento dell’anidride carbonica prodotta dagli organismi viventi all’interno dell’atmosfera; di notte, invece, avviene il procedimento contrario, con i vegetali che riescono a immettere nell’ambiente l’ossigeno che ci consente di respirare aria pulita. Una sorta di processo di pulizia, dunque, garantito dal lavoro svolto dalle piante in collaborazione con l’indispensabile luce solare.
Ora, si pensi all’eventualità di poter installare una enorme quantità di vegetali all’interno di una specifica area circoscritta (in questo caso una struttura architettonica).
Indipendentemente dalla tipologia di piante selezionate, i vegetali saranno in grado di provvedere all’abbattimento della CO2 a seconda della quantità installata lungo le aree interessate.
Ma ancor più rilevante, per l’Università di Catania, è stato lo studio delle piante maggiormente in grado di assorbire anidride carbonica sulla base degli indici di assorbimento garantiti dai vegetali stessi: il progetto, infatti, si è concentrato sull’analisi dei processi di fotosintesi misurati dal punto di vista della superficie del fogliame, del tempo di esposizione dei vegetali alla luce del sole e dalla quantità di energia prodotta direttamente dall’irraggiamento solare.
Da ciò, dunque, è derivata l’applicazione pratica di quanto rilevato al fine di creare il disegno architettonico più funzionale per l’area di Genova, garantendo alla città una pulizia ambientale senza precedenti.
La straordinaria utilità del progetto di UniCT e Planeta Srl
Il nuovo ponte di Genova, se effettivamente verrà realizzato secondo le direttive proposte dall’Università di Catania e da Planeta Srl, si appresta a divenire un vero e proprio esempio per lo sviluppo di architetture green in ottica futura. Alla luce di tutto ciò, dopo aver passato in rassegna quelle che sono le caratteristiche tecniche specifiche del progetto analizzato, facciamo il punto della situazione cercando di capire perché uno studio simile potrebbe dimostrarsi utile ed estremamente vantaggioso per l’ambiente di installazione. In primo luogo, il vantaggio più rilevante è legato senza dubbio alle questioni ambientali relative all’abbattimento delle emissioni inquinanti.
Come abbiamo potuto osservare, maggiore è la porzione di spazio che sarà oggetto dell’installazione delle aree verdi, maggiori saranno i benefici che interesseranno quegli stessi spazi architettonici.
Di per sé il ponte di Genova presenterà dimensioni non indifferenti, il che significa, di fatto, poter contare su di un’enorme quantità di vegetali. In secondo luogo, il progetto di UniCT e Planeta Srl si contraddistingue per i costi decisamente bassi di installazione.
Andare a collocare piante lungo una struttura architettonica è un’operazione tutt’altro che dispendiosa, e l’unico grande ostacolo, in questi termini, può essere rappresentato dalla necessità di valutare con cura quelli che sono i vegetali migliori da collocare sui pilastri del ponte. Infine, uno straordinario vantaggio legato alla possibile installazione di piante sul nuovo ponte di Genova coincide con i costi estremamente bassi dell’eventuale manutenzione dei vegetali.