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Caratteristiche e coltivazione della Nespoli
Pianta dalle antichissime origini, il nespolo affonda le proprie radici nella storia dell’antica Grecia, con memoria dei primi esemplari che torna indietro nel tempo fino all’ottavo secolo A.C. Presente in quasi tutto il bacino mediterraneo, oltre che nei territori interni di quella che oggi corrisponde all’Unione Europea, il nespolo conobbe una vasta diffusione grazie agli antichi romani che la portarono un po’ ovunque nei quattro angoli del loro Impero. La pianta, oltre a fornire i suoi deliziosi frutti, è stata sfruttata largamente anche per altri usi, basti pensare che gli antichi utilizzavano il tannino estratto dalla sua corteccia per conciare il pellame.
A causa della sua straordinaria capacità di adattarsi anche a climi rigidi e freddi, la pianta, appartenente alla famiglia delle Rosacee, riscosse un certo successo nel territorio che oggi corrisponde a quello della Germania. terra in cui il nespolo cresce tutt’oggi in abbondanza, e da cui prese la sua prima nomenclatura scientifica, ossia Mespilus Germanica.
La specie europea, originaria dei territori caldi di Iran, Grecia e Turchia, con una presenza capillare nell’entroterra anche nel nostro Paese grazie alla sua capacità di attecchire anche in territori collinari e pedemontani, venne nel tempo soppiantata da una varietà di origine asiatica Si tratta del nespolo giapponese, arrivato fino ai nostri giorni e importato nel corso del settecento dai Reali di Francia come pianta ornamentale.
Caratteristiche dei nespoli
Il nespolo è una pianta da frutta dalle dimensioni piuttosto contenute, con un fusto che difficilmente si sviluppa per altezze superiori ai 4,5 – 5 metri. L’altezza media di un nespolo comune, che abitualmente possiamo trovare nei giardini, negli orti o semplicemente nelle coltivazioni di frutteti del nostro Paese, arriva a misurare in media poco più di tre metri in altezza.
In antichità confuso con la sorba, il nespolo è una pianta decidua, che lascia cioè cadere a terra le proprie foglie durante la stagione invernale. Il suo portamento risulta di tipo arbustivo, anche se piuttosto irregolare data la tendenza a ricadere soprattutto da parte dei rami più anziani, con il tronco ligneo da cui si sviluppa il sistema di rami e foglie che va a generare una chioma piuttosto espansa. Allo stesso modo, possiamo osservare come anche l’apparato radicale della pianta del nespolo comune presenti uno sviluppo tendenzialmente radiale, supportando la pianta in stabilità con una trama di radici che si espande decisamente in larghezza piuttosto che in profondità nel terreno. Il legno del nespolo è particolarmente duro e resistente, tanto da essere utilizzato in falegnameria per lavorazioni al tornio. Dalla sua combustione controllata si ottiene inoltre del carbone di ottima qualità.
La colorazione dei rami assume inizialmente un punto di marrone molto scuro e intenso, per virare col passare degli anni verso quella cromaticità tipica del suo fusto, che presenta una corteccia liscia e di colore grigio. Gli esemplari selvatici, così come accade in quelli più giovani, presentano delle spine in prossimità delle estremità dei rami. Le foglie presentano dimensioni generose, col margine disposto internamente che presenta dentellature solo in prossimità dell’apice. La loro forma è oblunga, ovale, e caratterizzata da un picciolo piuttosto breve, e si sviluppano principalmente in zona distale. Il loro colore, durante la stagione primaverile, assume una tonalità verde piuttosto opaca, per divenire di un brillante giallo ramato poco prima della loro caduta.
I fiori, che fanno la loro comparsa in prossimità delle ramificazioni che daranno poi vita ai frutti durante il mese di maggio, presentano dimensioni anch’esse generose, portano in sé sia il sesso maschile che quello femminile, e sviluppano cinque petali di colore bianco. L’impollinazione dei fiori è entomofila.
Le nespole, sviluppandosi dal ricettacolo, sono considerate come falsi frutti dato che il loro sviluppo non dipende dall’ingrossamento dell’ovario, similmente a quanto accade in tutte le Pomacee. La loro buccia ricca di fitta e fine peluria, è ruvida, di color marroncino, e presenta una depressione all’apice piuttosto pronunciata. La loro consistenza è elevata, si tratta infatti di una buccia tenace che al suo interno ospita un pomo tondeggiante dalle dimensioni contenute in circa 2 – 2,5 cm di diametro. Il loro sapore, decisamente tendente all’acido, vira sul dolce una volta che i frutti hanno completato il processo di maturazione dopo la raccolta, previo il necessario ammezzimento, nell’autunno inoltrato. I suoi cinque semi, duri e legnosi, occupano gran parte del volume interno del frutto.
Per quanto concerne la sua longevità, va ricordato che la pianta del nespolo presenta un ciclo di vita piuttosto breve, non superando in media i 50 anni di età.
Coltivazione del nespolo
Grazie alla sua adattabilità a una moltitudine piuttosto estesa di climi e condizioni atmosferiche, il nespolo può essere coltivato tanto nelle zone di mare quanto nelle aree montane e pedemontane, fino a quote superiori ai mille metri. La pianta si adatta meglio a terreni dal medio impasto, ricchi di nutrimento organico e con un PH quanto più possibile tendente al neutro, anche se è in grado di crescere in terreni meno nutrienti a patto di non fargli mancare del concime prima di impiantarlo. A tal riguardo, non è necessario ricorrere a formulazioni ricche in azoto ma è sufficiente materia organica quale il compost o dell’humus di lombrico perlomeno durante l’impianto, per poi mantenere la cura con concimazioni leggere in superficie.
L’apporto idrico deve poter essere costante e coprire la superficie sotto la quale si estendono le radici, cercando di evitare corposi ristagni d’acqua. Il terreno sul quale viene piantato il nespolo non deve mai seccarsi, sia durante la fioritura che in estate.
Essendo una specie piuttosto rustica, il nespolo predilige il cotogno come portainnesto, da lavorarsi con la tecnica a gemma dormiente oppure a triangolo, se si sceglie di eseguire l’innesto rispettivamente sul finire di agosto o al termine dell’inverno.
L’allevamento può avvenire a fusetto (come nel pero, ma è più complesso) o meglio a vaso, mentre la potatura dovrà necessariamente essere limitata per assecondare il naturale sviluppo della pianta. In questa forma, il sesto di impianto è di 4 metri per 4 tra le file e le piante.
La potatura inizialmente deve essere di formazione, per passare a quella di produzione con cadenza annuale, scegliendo di tagliare di volta in volta i rami più vecchi di un anno. Così facendo viene favorita la produzione di nuovi e più grandi frutti, stimolando la pianta a sviluppare vegetazione sempre fresca. L’operazione va svolta dopo la caduta delle foglie, nel mese di dicembre, oppure a febbraio. Il nespolo comune infine è una pianta molto resistente alle malattie e a gran parte dei parassiti, mentre la specie giapponese tende a soffrire di ticchiolatura.
Raccolta delle nespole
Le nespole vanno raccolte, nella maggior parte dei casi, durante le ultime due settimane del mese di novembre. Per scongiurare quanto più possibile la probabile formazione di muffa nei frutti, è vivamente consigliabile effettuare la raccolta durante le giornate meno umide del mese. Le nespole andranno quindi stoccate in locali particolarmente areati e freschi, preferibilmente all’interno di cassette di legno di piccole dimensioni, per evitare che il loro stesso peso le possa schiacciare, rovinandole.
A tal riguardo, una buona pratica consiste nel rivestire il fondo delle cassette stesse con un leggero strato di paglia secca, per evitare che l’umidità in eccesso proveniente dal basso e dai frutti stessi ristagni dando origine a fenomeni di muffa e marcescenza dei frutti. Al termine della maturazione post raccolta di circa trenta giorni, chiamato anche periodo di ammezzimento, le nespole sono pronte da mangiare.
Questi frutti tuttavia possono essere efficacemente sfruttati anche per la produzione di gelatine o succulente marmellate, una volta portati a maturazione. In alcune regioni d’Italia inoltre, le nespole vengono utilizzate per produrre dei distillati con il frutto ancora acerbo appena raccolto dalla pianta, oppure come base per aromatizzare liquori e sostanze spiritose attraverso il processo di infusione.
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